Un lupo mannaro americano a Londra

     L’ombra del lupo

Un lupo mannaro americano a Londra

di John Landis

Titolo originale: An American Werewolf in London
Usa, 1981, 97′
Sceneggiatura: John Landis
Fotografia: Robert Paynter
Montaggio: Malcolm Campbell
Musica: Elmer Bernstein
Scenografia: Leslie Dilley
Costumi: Deborah Nadoolman
Effetti speciali trucco: Rick Baker
Interpreti: David Naughton (David Kessler), Jenny Agutter (Alex Price), Griffin Dunne (Jack Goodman), John Woodvine (Dr. J. S. Hirsch), Don McKillop (Ispettore Villiers)
Produzione: George Folsey Jr. per Polygram Pictures / Lyncanthrope Films
Distribuzione: Universal Pictures

In programma Domenica 29/10/23 – ore 22:00 – Spazioporto

Due studenti americani in Inghilterra, David e Jack, vengono aggrediti da una creatura nella brughiera. Sebbene morso, David sopravvive e, superato lo shock, conosce l’infermiera Alex, di cui si innamora. L’improvvisa felicità è scossa però dalla metamorfosi che nelle notti di luna piena lo trasforma in un mostruoso lupo. Il fantasma di Jack arriva ad avvertirlo: perché le vittime delle persone che uccide quando è diventato una bestia possano trovare la pace, è necessario che lui muoia…

Note di regia:
È sempre stata mia intenzione destare sia risate che paura. Mi dà fastidio che il film venga definito una commedia. Non è una commedia e non intende esserlo. Vuole essere divertente, ma è un horror, ed è anche un film molto dolente. La morte vi aleggia ovunque.
Anche il modo in cui realizzai la metamorfosi: pianificai una situazione allora “impossibile” per il make up e chiesi a Rick [Baker] di mostrare la trasformazione praticamente senza inserti (…) in piena luce e con una musica romantica, perciò Rick non poteva barare più di tanto. Le limitazioni che imposi a Rick dovevano servire a evidenziare la sofferenza fisica del protagonista.
Avevo sempre pensato di ambientarlo a Londra perché è un film che si rifà direttamente al gotico inglese, a Sherlock Holmes, al Mastino di Baskerville, a The Werewolf of London. (…) Il motivo fondamentale per cui scelsi il lupo mannaro è che si tratta di un mostro universale. Non tutte le culture hanno la figura del vampiro, ma tutte hanno fantasmi ed esseri ferini, cioè persone che si trasformano in animali.
(Da “John Landis”, di Giulia D’Agnolo Vallan, catalogo della retrospettiva del Torino Film Festival 2004)

John Landis
Regista, sceneggiatore e produttore, nato a Chicago nel 1950, è uno dei maestri della commedia americana, ma le sue incursioni nell’horror, sebbene meno frequenti, sono altrettanto significative. Folgorato in tenerà età dalla visione de Il settimo viaggio di Sinbad, inizia da adolescente una carriera da fattorino sui set della 20th Century Fox, per poi diventare anche stuntman, fino al debutto nella regia con Slok (1973). Il successo consecutivo di Animal House (1978), The Blues Brothers (1980), Un lupo americano a Londra (1981) e Una poltrona per due (1982) lo proietta fra i principali nomi della sua generazione. Significativa anche la collaborazione con Michael Jackson, con il celebre cortometraggio/videoclip Thriller (1983) e, quasi un decennio dopo, Black & White. Nel 1992 torna all’horror con il delizioso Amore all’ultimo morso, cui seguono poi le incursioni nella serie Masters of Horror con Leggenda assassina (pseudo sequel di Un lupo mannaro americano a Londra) e Family. L’ultimo suo film, Ladri di cadaveri (2010), rappresenta un perfetto incontro tra i due generi che lo hanno reso famoso.

La critica:
Molti sono i passaggi imperniati sulla comicità nera (quando non addirittura macabra) così come alcune sequenze di paura paiono inserite in un perfetto “climax” del genere, ma su tutto traspare un senso di amara solitudine del diverso (…). Puntuale la riflessione teorica sul cinema horror, ormai espresso soprattutto da corpi che si uniscono e si aggrovigliano fra trucchi e umori diversi, simile in questo al cinema hard: Landis li accomuna facendo diventare un cinema porno di Soho il punto di ritrovo degli zombi.
(Moreno Fabbrica, da “Paura. L’armata delle tenebre in 201 film”, ed. Demetra srl, 1999)