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     Clown e Maschere

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di Rob Zombie

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Usa, 2016, 102′
Sceneggiatura: Rob Zombie
Fotografia: David Daniel
Montaggio: Glenn Garland
Musica: John 5, Bob Marlette, Chris ‘Zeuss’ Harris, Rob Zombie
Scenografia: Rodrigo Cabral
Costumi: Carrie Grace
Interpreti: Sheri Moon Zombie (Charly), Jeff Daniel Phillips (Roscoe Pepper), Meg Foster (Venus Virgo), Malcolm McDowell (Father Murder), Richard Brake (Doom-Head)
Produzione: Mike Elliott, Matthew Perniciaro, Michael Sherman, Eddie Vaisman, Rob Zombie per Bow and Arrow Entertainment, PalmStar Media, Protagonist Pictures, Spectacle Entertainment Group, Spookshow International, Windy Hill Pictures
Distribuzione: Koch Media/Midnight Factory

Cinque giostrai vengono rapiti e tenuti in ostaggio in un remoto e infernale edificio industriale, la mattina di Halloween del 1976. I cinque saranno costretti a partecipare a un gioco folle e violento chiamato 31. La missione è sopravvivere 12 ore contro una banda di maniaci e serial killer…

Note di regia
Sono cresciuto nell’ambiente del circo: almeno fino al 1977 era quello che i miei genitori facevano per vivere, i circensi. La maggior parte dei caratteri, soprattutto in 31, sono basati su personaggi reali di cui ho memoria, su quello che dicevano, su come si comportavano, sull’idea che avevano dello show.
(Rob Zombie)

Rob Zombie
Nato Robert Bartleh Cummings nel 1965, personalità poliedrica, arriva al successo come musicista, prima con il gruppo dei White Zombie e poi da solista. Dopo aver diretto vari videoclip dei suoi brani, debutta nella regia di un lungometraggio con La casa dei 1000 corpi (2003), che insieme al seguito La casa del Diavolo (2005) lo consacra come uno dei talenti più innovativi e energici dell’horror contemporaneo. Il suo prossimo film, ancora inedito in Italia, è Three From Hell, che conclude la trilogia iniziata con il suo film d’esordio.

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La critica
Il regista tende ancora uno sgambetto al pubblico ingenuo, sempre ostile all’innovazione artistica. Così questo slasher vecchia maniera è talmente ancorato al classico, elementare nei meccanismi e ripulito da gingilli pretenziosi, da risultare paradossalmente troppo sofisticato. Il regista predilige l’estetica sporca e vicina al guerrilla style, facendo abbondante uso di macchina a spalla, fermo immagine e primissimi piani. E sangue, ovviamente. E in questa maniera, dopo aver analizzato l’anima dell’orrore ne Le streghe di Salem, ora ne analizza la carne.
(Edoardo Trevisani, da Devil’s Eyes: Rob Zombie tra il palco e lo schermo)