The Nest – Il nido

     Italian Gothic

The Nest – Il nido

di Roberto De Feo

thenestposterItalia, 2019, 103′
Sceneggiatura: Lucio Besana, Margherita Ferri, Roberto De Feo
Fotografia: Emanuele Pasquet
Montaggio: Luca Gasparini
Musica: Teho Teardo
Scenografia: Francesca Bocca
Costumi: Cristina Audisio
Interpreti: Francesca Cavallin (Elena), Justin Korovkin (Samuel), Ginevra Francesconi (Denise), Gabriele Falsetta (Igor)
Produzione: Maurizio Totti, Alessandro Usai per Colorado Film, Rainbow
Distribuzione: Vision Distribution

 

 

Il giovane Samuel, costretto su una sedia a rotelle, vive con sua madre Elena in una residenza isolata fra i boschi, dove cresce apparentemente protetto ma insoddisfatto. Almeno fino all’arrivo di Denise, una ragazza intraprendente che dona a Samuel nuova consapevolezza. Ma perché Elena costringe Samuel a vivere come un prigioniero, vietandogli di lasciare la tenuta? Quale mistero nasconde?

Note di regia
Il lavoro di preparazione è stato maniacale, ho cercato di dare significato a ogni dettaglio.
Per me il film è un dramma, a tratti un thriller, sulla crescita, il matricidio, il rapporto madre-figlio, e le barriere sociali e politiche che stanno segnando i nostri tempi e la nostra attualità.
(Roberto De Feo, da Nocturno n. 200, agosto 2019)

Roberto De Feo
Nasce a Bari nel 1981. Nel 2004, dopo il diploma di cinema presso la Scuola D’arte Cinematografica di Genova, scrive insieme al caporedattore della RAI di Bari, Dott. Raffaele Nigro, la sceneggiatura del suo primo cortometraggio, Vlora 1991, cui seguono altri lavori brevi, presentati in vari festival e vincitori di numerosi premi. The Nest – Il nido è il suo primo lungometraggio.

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La critica
De Feo è capace di governare l’esatta corrispondenza tra le ossessioni dei vari personaggi, lo spazio in cui si cristallizzano le pulsioni di cattività e di fuga, la definizione di un ambiente scenografico funzionale al chiaroscuro che bagna gli eventi, il rapporto normativo tra il dentro e il fuori, il perimetro e l’altrove… Ma poi è anche capace di far funzionare senza eccessivi ammiccamenti il gioco tra le attese e le sorprese che il testo instaura con lo spettatore, con le sue consapevolezze, con la memoria a breve e lungo termine.
(Massimo Causo, Duels.it)