VHS (Video Horror Story) a Cinemastation

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Via Selmi 72 Cinemastation

di Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace, Mauro Diciocia

cinemastationlocandina

Italia, 2008, 53′
Sceneggiatura: Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace
Fotografia: Mauro Diciocia
Montaggio: Mauro Diciocia
Musica: Ronin
Interpreti: Angelo Puzzutiello, Marco Misuraca, Armando Carlone, Mauro Galloni, Diana De Paolis
Produzione: Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace, Mauro Diciocia

La storia eroica di Cinemastation, una videoteca di quartiere diventata un punto di riferimento e un centro di aggregazione per i giovani della periferia Nord-Est di Roma, dove si socializzava e si potevano trovare film altrimenti irraggiungibili. Questa è la sua storia, di un sogno chiuso nel 2006 ma mai finito…

Note di regia:
Giuseppe ed io (entrambi di Taranto, ma ci siamo conosciuti a Roma) proveniamo dall’esperienza del Detour, storico cineclub romano che, negli anni, ci ha formato e a volte, come nel caso di “Via Selmi, 72 – Cinemastation”, ci ha spinto ad autoprodurre lavori a budget zero. Con Mauro condivido passioni sia cinefile che musicali (vedi l’avventura “indie” Novamuzique.net, webzine dedita alla promozione di “musica non convenzionata”). Tutti e tre frequentavamo Cinemastation, questa piccola videoteca di Ponte Mammolo, a due passi dal carcere di Rebibbia.
(Anthony Ettorre, da Taxidrivers.it)

“L’idea di raccontare la videoteca è maturata con il tempo. Era un posto così insolito, bizzarro e affascinante (ma si potrebbe anche dire lercio, puzzolente e disgustoso), frequentato da persone così diverse tra loro che era impossibile non venirne catturati… e poi c’era Angelo, il proprietario, un incrocio tra Bukowski, Lebowski e il dr Gonzo di Hunter S. Thompson.
Il nostro documentario nasce dalla volontà di raccontare un’esperienza. Eravamo convinti che la storia di Angelo, della videoteca e dei suoi frequentatori meritasse di essere raccontata. Banalmente, avevamo qualcosa da dire e l’abbiamo fatto. Per me il cinema non vincolato a logiche di mercato ha il dovere di dire qualcosa. È questa l’unica vera indipendenza. Per il resto, tutti i film dipendono da qualcosa, e il nostro non fa eccezione: è dipeso dalla disponibilità di chi ha partecipato, dalla necessità di un compromesso tra noi tre, e non ultimo dalla capacità di sopportazione delle nostre rispettive compagne, costrette a vedere e rivedere e rivedere il nostro lavoro prima, durante e dopo il montaggio.”
(Giuseppe Cacace, da Taxidrivers.it)

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La critica:
In via Selmi 72 siamo ai margini, ai confini (forse) della realtà. E’ un ambiente variopinto. Un mondo a sé stante. Un mondo, una porzione di mondo, una borgata che vive delle sue regole. Regole non scritte. Regole desunte, istinti animali più che codice cavalleresco.
Via Selmi 72 è un paradiso troppo bello per continuare. Per resistere più che esistere. Notti passate alla luce delle candele. Notti passate a bere, e a vivere. Perché se la vita è l’arte dell’incontro… Cinemastation era gli Uffizi di tutto questo.
Via Selmi 72 e un paradiso troppo bello per continuare.
Con le sue notti passate alla luce delle candele. Con le sue notti passate a bere. E a vivere.
Tutto questo è Via Selmi 72 – Cinemastation, un gran bel western diretto da Anthony Ettorre, Giuseppe Cacace e Mauro Diciocia.
(Tonino Samueli, da Pointblank)