Nightmare 2 – La rivincita

     Transhorror

Nightmare 2 – La rivincita

di Jack Sholder

(A Nightmare on Elm Street Part 2: Freddy’s Revenge)
Usa, 1985, 87′
Sceneggiatura: David Chaskin
Fotografia: Jacques Haitkin, Christopher Tufty
Montaggio: Bob Brady, Arline Garson
Musica: Christopher Young
Scenografia: Greg Fonseca
Costumi: Gail Viola
Effetti speciali trucco: Kevin Yagher, Mark Shostrom, Daniel Marc
Interpreti: Mark Patton (Jessie Walsh), Robert Englund (Freddy Krueger), Kim Myers (Lisa Webber), Robert Rusler (Ron Grady), Marshall Bell (Coach Schneider), Clu Gulager (Mr. Walsh)
Produzione: Robert Shaye per New Line Cinema/Heron Communications/Smart Egg Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Cinque anni dopo l’apparente sconfitta di Freddy Krueger, la famiglia Walsh si trasferisce nella casa al 1428 di Elm Street. Il figlio Jessie inizia però a essere perseguitato da visioni di Krueger, che vuole usare il suo corpo per oltrepassare i limiti del sogno e proseguire così le sue imprese assassine nel mondo reale.

Note di regia:
Secondo me il copione parlava dell’ansia sessuale degli adolescenti. In un certo senso Freddy rappresenta proprio quello. La paura di essere gay ne fa sicuramente parte. In quegli anni vivevo al West Village, per cui i leather bar e i negozi S&M facevano parte del mio quartiere. L’interpretazione queer però è venuta solo dopo. In un certo senso, penso che fosse davvero un film in anticipo sui tempi, anche se non era nelle mie intenzioni.
(Jack Sholder, da “Jack Sholder – 39° Fantafestival”, a cura di Giacomo Calzoni, Michele De Angelis e Simone Starace, edizioni EUS, 2019)

Jack Sholder
Nato a Filadelfia nel 1945, dopo alcuni cortometraggi indipendenti inizia a collaborare come montatore alla New Line Cinema, che nel 1982 gli produce l’esordio nel lungometraggio con Nel buio da soli. Con la stessa casa realizza poi i film che gli danno maggiore notorietà, Nightmare 2 – La rivincita e L’alieno, in cui la buona messinscena delle atmosfere e dell’azione si accompagna a ricognizioni non banali sul tema dell’identità. In seguito alterna la regia per il cinema e la televisione a un lungo periodo lontano dalle scene per dedicarsi all’insegnamento del cinema.

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La critica:
La possessione di un corpo adolescente messa in scena nel film (…) è lo strumento con cui raccontare la contaminazione – aggressiva, devastante – tra un corpo e l’altro, un agente esterno pronto a infiltrarsi sottopelle per mandare all’aria qualsiasi equilibrio e mettere in discussione ogni certezza precostituita, a cominciare da quelle relative alla propria identità (persino di genere). Un body invasion in anticipo sui tempi (… ) del quale non si può fare a meno di ammirare l’impetuosità genuina e coraggiosa.
(Giacomo Calzoni, da “Jack Sholder – 39° Fantafestival”)