Saint Frankenstein

     F for Frankenstein

Saint Frankenstein

di Scooter McCrae

saintfrankensteinlocandinaUsa, 2015, 17′
Sceneggiatura: Scooter McCrae
Fotografia: Alexander Galt
Montaggio: Elwaldo Baptiste
Musica: Fabio Frizzi
Scenografia: Brad M. Bailey
Costumi: Jeanie Cheek
Effetti speciali trucco: Pete Gerner, Brian Spears (Gener & Spears Effects)
Interpreti: Melanie Gaydos (Shelley), Tina Krause (Carla), Archana Rajan (voce di Shelley)
Produzione: Alex Kuciw per Django Media

Carla, una ragazza squillo, raggiunge un cliente in un motel. L’uomo, Shelly, nasconde sotto il cappuccio un viso e un corpo attraversato da profonde cicatrici. Inizia così a raccontare la sua storia e l’incontro prende una piega inaspettata…

Note di regia:
La mitologia di Frankenstein mi ha sempre affascinato, più di quella di ogni altro mostro “classico” con cui sono cresciuto. È un’idea così primordiale da essere irrevocabilmente legata al tempo in cui è stata scritta, tanto da spingermi a pensare che “modernizzarla” – rendendo cioè più attuale la parte scientifica, con le parti di cadavere cucite insieme in un laboratorio moderno ecc. – fosse ridicolo e perdesse interamente il punto dell’operazione. Non vedevo in che modo una versione moderna della storia potesse essere presa sul serio. La creatura di Frankenstein è il prodotto di un’era romantica cui è intimamente legata e che vedeva scienza e misticismo collegati. Per cui, per rispettarla, aveva più senso che la creazione di Frankenstein fosse “viva” e funzionasse nel nostro mondo moderno. Non di per sé, ma rendendola una specie di persona immortale, che negli anni si è evoluta e ha acquisito la capacità di ripararsi, raggiungendo così un livello superiore nella catena alimentare delle creature ultraterrene. Personalmente vedo Shelley come qualcuno che ha osservato e ha partecipato a eventi chiave della storia moderna, raggiungendo una prospettiva differente sulle cose che noi gente comune diamo per scontate. Mi piace pensare a questo cortometraggio come al primo capitolo di un racconto più largo e complesso che è ancora molto in progress.
(Scooter McCrae)

Scooter McCrae
Nato a Brooklyn, dopo essere rimasto folgorato dalla visione di Guerre stellari nel 1977, decide di dedicarsi completamente al cinema. Dopo i primi lavori amatoriali in Super 8, si dedica allo studio degli effetti speciali, per poi dedicarsi alla scrittura e alla regia. Accettato al corso di cinema della SUNY Purchase, entra nelle grazie di Frank Henenlotter, con cui collabora a Frankenhooker e Basket Case 2. Esordisce alla regia nel 1994 con Shattered Dead, cui segue Sixteen Tongues nel 1999. Nel tempo continua a gravitare nell’ambito del cinema indipendente, ricoprendo vari ruoli, dall’attore, al montatore, al direttore della fotografia, al compositore. Saint Frankenstein è il suo lavoro più recente.

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La critica:
[Melanie] Gaydos è una presenza imponente che trasforma l’idea del mostro di Frankenstein da abominio a modello di naturale bellezza. Il film di McCrae gravita fortemente nei territori del body horror, ma lo fa con la stessa innata grazia con cui le due attrici si pongono quali creature di bellezza ultraterrena. È la visione con cui lei, il mostro di Mary Shelley, vorrebbe che il mondo la vedesse: un paragone ambizioso ma pertinente che permette a Saint Frankenstein di pulsare di vita, anche quando il personaggio principale è nato da parti non più viventi.
(Gregory Mucci, da Nightmarish Conjuring)