Èves futures

     Gli incubi di Midi-Minuit Fantastique

Èves futures

di Jacques Baratier

Francia, 1964
Sceneggiatura: Jacques Baratier
Produzione: Argos Films
Durata: 16′

Scansione SD da copia 35mm

Un poeta non pensa, ma si esprime direttamente con le parole, i colori, i suoni”, teorizzava Jacques Baratier. Ecco riassunta questa filosofia in Èves Futures, che trasfigura il suo soggetto (la realizzazione di manichini da vetrina) in una poesia feticista, dove il confine tra la vita e l’artificio tende a sfumare. Èves si presta a tutte le letture possibili: erotomania, critica del consumismo, metafora del lavoro del cineasta… “Noi non siamo niente, tutto è solo un’illusione” ha precisato Baratier, il cui malessere dovuto a questa consapevolezza attraversa l’intero film, amplificato dalla musica di Georges Delerue. Midi-Minuit Fantastique non ha mai perso l’occasione di celebrare il
regista per la sua arte, fautrice di una fantasia liberata dalle costrizioni dei generi. Follemente bella, Èves Futures è un passaggio segreto tra l’episodio Ore perdute di Ai confini della realtà e le strazianti rivelazioni del Silencio Club di Mulholland Drive.
(Nicolas Stanzick)

Jacques Baratier
Nato a Montpellier nel 1918, viene indirizzato dal padre banchiere verso studi di legge, ma dopo aver servito nell’aviazione durante la Seconda Guerra Mondiale, si indirizza verso la pittura. Durante una missione in Africa, si imbatte in una troupe cinematografica, un incontro che segna il suo destino. Cineasta esigente e intellettuale, si dedica ai documentari e, nel 1956, il suo corto Paris, la nuit, ottiene l’Orso d’Oro al festival di Berlino. Due anni dopo debutta nel lungometraggio con Goha, protagonista Omar Sharif. Affascinato dalla psicanalisi, realizza nel corso della sua carriera anche dei film sulla follia, influenzati dal surrealismo. Scompare nel 2009.