L’aldilà …e tu vivrai nel terrore!

     Italian Gothic

L’aldilà …e tu vivrai nel terrore!

di Lucio Fulci

aldilaposterItalia, 1981, 88′
Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Giorgio Mariuzzo, Lucio Fulci
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Musica: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Lentini
Costumi: Massimo Lentini
Effetti speciali trucco: Giannetto De Rossi, Maurizio Trani
Interpreti: Katherine MacColl (Liza Merrill), David Warbeck (John McCabe), Cinzia Monreale (Emily), Antoine Saint John (Sweik), Veronica Lazar (Martha)
Produzione: Fabrizio De Angelis per Fulvia Film

 

In un paesino della Lousiana gli abitanti giustiziano nei sotterranei di un albergo il pittore Sweik, accusato di stregoneria. Anni dopo Liza Merrill, ignara dei fatti, eredita l’albergo e decide di ristrutturarlo. Ma strani incidenti minano la tranquillità del luogo, avvolgendo Liza in un’atmosfera di terrore. A mettere in guardia la donna è Emily, una ragazza cieca che sembra conoscere il mistero dell’albergo…

Note di regia
Ho studiato Artaud prima che diventasse di moda in Italia e ho portato la sua tematica in molti miei lavori. Così è nato L’aldilà. La mia idea era di fare un film assoluto, con tutti gli orrori del mondo. Un film senza storia: una casa, degli uomini e dei morti che tornano dall’aldilà, non c’è una logica da cercare nel film, non è che un susseguirsi di immagini.
(Lucio Fulci, da “L’occhio del testimone”, di Michele Romagnoli, Granata Press, 1992)

Lucio Fulci
Nasce a Roma nel 1927, da una famiglia di antifascisti siciliani. Regista cinefilo e dal carattere controcorrente, attraversa varie stagioni dei generi italiani, esordendo alla regia nella commedia, dopo una lunga gavetta al fianco di Steno. Nel 1979 l’incontro con il genere horror. Piuttosto ignorato in vita dalla critica ufficiale, è oggi uno dei riconosciuti maestri del terrore a livello internazionale: i francesi lo hanno definito “il poeta del macabro”.

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La critica
Spesso la ragione di vita del cinema fulciano viene da molti (sia fan che denigratori) ascritta al bisogno adolescenziale del gore spietato, gratuito ed estremo, relegando l’efficacia del linguaggio del regista romano alla pura soddisfazione exploitation dell’immagine rivoltante. Ma il cinema di Lucio Fulci nasconde di più. Autore dalla poetica originale e forte, e insieme, come molti altri suoi contemporanei, artigiano del cinema popolare di estrema duttilità, Fulci fonde con stile unico l’attenzione per l’immagine e la grammatica della narrazione con il realismo splatter estremo, e infine con le esigenze dell’ambiente produttivo all’interno del quale deve e vuole muoversi: il cinema di genere. Summa complessa e squilibrata di questi tre elementi fondanti è L’Aldilà, tentativo di creare un discorso emotivo fondato sulla costruzione in senso astratto delle immagini, all’interno di una storia piena di morti che resuscitano e occhi cavati coi chiodi.
(Luca Persiani, Offscreen.it)