Tenebra

     Nuove tendenze – Fuori Concorso

Tenebra

di Anto

Italia, 2022, 80′
Sceneggiatura: Giovanni Cardillo, Toni Ersino, Giuliano Fiocco, liberamente tratta dal romanzo “Il primo uomo su Marta”, di Giuliano Fiocco
Fotografia: Leone Orfeo
Montaggio: Gianluca Cristofari
Musica: Franco Eco
Scenografia: Sara Stachezzini
Costumi: Laura Costantini
Interpreti: Elisa Del Genio (Marta), Tonia De Micco (Giulia), Mirco Frezza (Orco Buio), Stefano Natic (Chicco), Christian La Blanca (Walter), Ornalla Brescia (Chiara)
Produzione: Tnm Produzioni e Flat Parioli




Giulia e sua figlia Chiara di soli quattro anni sono state rinchiuse nel bagagliaio di un’auto da un pericoloso psicopatico. La loro unica speranza di salvezza è riposta in Marta, una tredicenne che, proprio quello stesso giorno, ha deciso di togliersi la vita…

Note di regia:
Tenebra è una favola nera, cupa come le atmosfere dei luoghi in cui si svolge, oscura come il momento culturale che stiamo attraversando. Un medioevo in cui violenza domestica e femminicidio, sono crimini talmente abusati da rischiare ormai l’indifferenza della cosiddetta società civile.
Il titolo “Tenebra”, di argentiana memoria, indica i molteplici livelli di oscurità a cui il film attinge: Dall’oscurità psicologica che attanaglia tutti i protagonisti, a quella simbolico-immaginale che pervade le atmosfere del film. Guidate dall’oscurità, Marta e Giulia s’incontrano non per coincidenza o fatalità, ma per un destino già scritto, un destino che le vede entrambe facce di una stessa medaglia e che travolgerà per sempre le loro esistenze.
(Anto)

Anto
Regista salentino, utilizza i linguaggi del cinema di genere per raccontare l’orrore del reale. Tenebra è il suo primo lungometraggio.

La critica:
Ambientato in Puglia, all’interno di Villa Romano nei sobborghi di Lecce, è un thriller psicologico con attrazioni horror che racconta di infanzie ed adolescenze difficili, drammatiche.Non c’è dubbio che si è di fronte a un lavoro coraggioso e per lunghi tratti anche riuscito dal punto di vista visivo.
È assai apprezzabile l’impurità di genere, che rende fluttuante e imprendibile la catalogazione, grazie alla capacità (se vogliamo argentiana) di mescolare il sofisticato e il triviale, il pacchiano e il sublime, per arrivare a considerarsi, nel proprio piccolo, l’opera di un pittore che racconta gli orrori di fine secolo, se vogliamo di gli orrori dell’attualità, della nostra cronaca. E la scoperta del colpevole resta probabilmente comunque più importante del trauma che consente di recuperare un ricordo considerato smarrito.
(Leonardo Lardieri, da Sentieri Selvaggi)