Good Boy

     Nuove tendenze – Concorso

Good Boy

di Viljar Bøe

Norvegia, 2022, 76′
Sceneggiatura: Viljar Bøe
Fotografia: Viljar Bøe
Montaggio: Viljar Bøe
Musica: Martin Smoge, Isak Wingsternes
Interpreti: Gard Løkke (Christian), Katrine Lovise Øpstad Fredriksen (Sigrid), Amalie Willoch Njaastad (Aurora), Nicolai Narvesen Lied (Frank)
Produzione: Marie Waade Grønning, Ane Marie Sletten, Karl Oskar Åsli per Fredagsfilm AS / The Norwegian University of Science and Technology (NTNU)
Distribuzione: Blue Finch Film Releasing



In collaborazione con TOHorror Fantastic Film Fest

In programma Venerdì 27/10/23 – ore 22:30 – Spazioporto

Christian è giovane, bello e erede di un’azienda milionaria. Attraverso un’app di incontri conosce Sigrid, una giovane studentessa, con cui stabilisce subito un buon feeling. C’è un problema però, rappresentato dal terzo incomodo, Frank, il cane di Christian. Che in realtà non è propriamente un animale domestico…

Note di regia:
Ho pensato che questo cane all’inizio dovesse essere una cosa fuori di testa, una cosa bizzarra. Ma speravo anche che durante il film, almeno per la prima metà, dovesse sembrare una cosa buona fatta da Christian, che si sacrifica per una giusta causa. Non è una cosa da feticisti. È una persona che cerca di fare del suo meglio per aiutare. Che, credo in un certo qual modo, sia anche la ragione per cui Sigrid voglia portare avanti questa relazione, in parte per il cane e per il modo in cui Christian lo tratta.
Quello che poi volevo sperimentare era anche come gli spettatori percepiscono il cane. All’inizio è questa cosa bizzarra, e poi, si spera, la gente se ne convince, del tipo “ok, ora che la situazione più o meno è stata spiegata, non mi importa più del cane. Sì, è strano, ma comunque non fa male a nessuno”. Che è più o meno il punto del film, e va bene fino a prova contraria.
(Viljar Bøe,da Scriptmag)

Viljar Bøe
Sceneggiatore e regista di 25 anni di Bergen, Norvegia. Si è interessato al cinema per tutta la vita, acquistando la sua prima cinepresa all’età di 11 anni per girare film di zombie con la sua famiglia.
Ha conseguito un master in produzione cinematografica e video presso la NTNU di Trondheim, Norvegia. Attualmente ha scritto e diretto tre cortometraggi, tre lungometraggi e sta sviluppando il suo quarto lungometraggio.

La critica:
Norwegian Psycho in astrazione sociale: mentre il mondo resta fuori, negli spazi chiusi eppure sconfinati dell’alta borghesia scandinava va in scena una dinamica continuamente ribaltata di dominazione e sopraffazione, in cui, per larga parte del racconto, domina l’ambiguità su chi stia realmente conducendo il folle gioco. Viljar Bøe gioca con le aspettative dello spettatore e con la consapevolezza dei meccanismi torture horror, riscrivendoli in chiave “puppy” sulla maschera disturbante eppure tenera del “good boy”, silenziando la portante sadomaso e predisponendo il racconto al twist psycho-horror. Un film alla luce del sole, dove però si agitano le pulsioni più oscure, in un mix ironico che sa colpire fino all’ultima inquadratura.
(Massimo Causo e Davide Di Giorgio)