Megalomaniac

     Nuove tendenze – Concorso

Megalomaniac

di Karim Ouelhaj

Belgio, 2022, 100′
Sceneggiatura: Karim Ouelhaj
Fotografia: François Schmitt
Montaggio: Karim Ouelhaj
Musica: Simon Fransquet, Gary Moonboots
Scenografia: Laïos Hendrickx, Thomas Coqu
Effetti speciali: Thomas Coqu
Interpreti: Eline Schumacher (Martha), Wim Willaert (Jérôme), Benjamin Ramon (Félix), Pierre Nisse (Luc), Raphaëlle Bruneau (Signora Connecci), Olivier Picard (Iblis)
Produzione: Nicolas George per Les Films du Carré, Okayss Prod.
Distribuzione: Media Movie

Martha è vessata brutalmente dai colleghi di lavoro, legata a un fratello autoritario e vive la sua vita scissa fra realtà e visioni. Ma più di tutto Martha ha un segreto, collegato ai delitti che hanno insanguinato la regione oltre vent’anni prima. Ispirato al caso reale del Macellaio di Mons.

Note di regia:
Sono più ispirato dalla pittura che dal cinema, anche se nutro molta ammirazione per Clive Barker. Non faccio gore, creo incubi. I miei riferimenti sono i pittori fiamminghi, come Van Heyk, Velasquez, Delacroix. Ho un background in storia dell’arte, l’estetica viene da lì, anche da Francis Bacon, quadri forti, inquietanti. Mi attrae questo chiaroscuro, il monocromatico, un lato un po’ disincarnato. C’è così tanto materiale, così tanta ricchezza nei soggetti oscuri, e mi sembra di non vederlo spesso nei film.
Volevo fare un film per il cinema, e il cinema è fatto di emozioni e visceralità. Non passa solo attraverso la testa. Tutto il corpo è coinvolto. A livello sensoriale, emotivo o intellettuale. Anche se sei disturbato, anche se ti sconvolge.
(Karim Ouelhaj, da Cineuropa)

Karim Ouelhaj
Regista, sceneggiatore e produttore belga. Il suo primo lungometraggio, Parabola è stato selezionato alle Giornate degli Autori a Venezia nel 2005 e ha vinto il Premio Federico Fellini nel 2006 a Tiburon, negli Usa. Il film è la prima parte di un trittico sociale proseguito nel 2013 con Monkey Dust (premiato per la miglior performance femminile a Roma) e poi concluso nel 2015 con A Reality Every Second. Nel frattempo, nel 2010 ha anche diretto un film sperimentale e musicale sul gruppo rock belga Frank Shinobi. Nel 2016, il suo cortometraggio fantasy The Frozen Eye ha vinto il Grand Prix e il Méliès d’argento al BIFFF, seguito da numerose selezioni e premi. Nel 2017 ha pubblicato, oltre a un cofanetto DVD con una parte importante della sua filmografia, il suo ultimo cortometraggio: Tundra, una critica sociale dotata di uno spiazzante senso dell’umorismo, premiata in Inghilterra e Bielorussia. Megalomaniac è il suo quarto lungometraggio.

La critica:
Dalle brume del Belgio arriva un film nero come pece, senza redenzione, senza riscatto. La storia di una ragazza disfunzionale, in una famiglia disfunzionale, in una società disfunzionale. Una ragazza due volte schiava. Per legame di sangue: costretta a prendersi cura del fratello, killer squartatore misogino. Per necessità: costretta a subire i soprusi di un branco di subumani, nella fabbrica presso cui svolge il più umile dei lavori. Brutalità e violenza che forgiano il mondo, meravigliosamente rese, in forma quasi pittorica – dal regista e dal suo direttore della fotografia. Brutalità e violenza che deformano spazi antropici, fino a colare dalle crepe e dalle finestre di un focolare domestico. Brutalità e violenza che si perpetuano, nella vessazione ancestrale della donna che partorisce con dolore, ed è l’orrido parto il nucleo primigenio e sempre nuovo di questo patriarcato tossico e immarcescibile. Tutti, uomini e donne, vittime e carnefici, sono colpevoli: la società intorno guarda ma non vede, una società di pavidi di guardoni. Di spettatori.
(Massimiliano Martiradonna – Dikotomiko Cineblog)